Ci hanno relegato
Nella nostra nudità
Ed io che reclamo
Un vecchio debito
Una mancanza
Quando la distrazione
S'è fatta beffe dì me
Ero straniero
Nella mia terra
Volevo un sorso
Di latte buono
Ero indifeso
Ma già grande
Lottavo
Avevo un obiettivo
Scoprire la pasta strana
Di cui ero fatto
Quando scesi
Su questa palla azzurra
Un angelo mi portò
In groppa
Mi mise nel focolare
E il fuoco mi cauterizzó
Il piede destro
Necrosi totale
Disseccai
Come in catene
Era difficile parlare
Gli altri, elementi estranei
Avvoltoi nemici
Termini di paragone
Mi condannai senza pietà
Lo strano ero io
Con il ribrezzo delle croste
Trovavo una barriera
Il muro
Ma l'angelo mi guardava
Mi guidava ed io seguivo
Marco, Marco, Marco
Un nome che non conosco
Ancora adesso non so
Mi fa effetto strano il suono
Non ho nome piuttosto
Tendo all'anonimato
Ed è forse errore mio
Ma definirmi mi uccide
Non è la stabilità
La mia dimora
Piuttosto questo girovagare
Chiedermi, lucidarmi le scarpe
Ogni volta sporche di fango
Trangugiare veleni
Per riprovare a partire
Il tema è sempre quello
L'amore
Lo sento così fragile
Sto attento, mi muovo piano
È la ragione infinita
Per la quale vivo
Cerco di non fissarlo troppo
Si sciuperebbe
A volte lo osservo
Attraverso uno specchio
La sua sfericità
Mi uccide d'estasi